Non sono molti gli avvenimenti così segnanti da imprimere un’istantanea geolocalizzata nella nostra memoria.
Nel ’97 a Como seppi dello schianto di Lady Diana: ero un ragazzino, ma l’ammirazione che mia madre nutriva per quella donna mi colpì. Anni dopo, nel più famigerato 11 settembre, muovevo i primi passi tra i banchi dell’università, per dei corsi propedeutici. 10 anni fa mi trovavo invece a La Spezia, quando mi raggiunse la notizia della morte di Michael Jackson.
Il decennale della sua morte non sarà celeBrato, né la nostalgia troverà spazio, dopo la diffusione del documentario “Leaving Neverland”. È difficile farsi un’idea: innocentisti e colpevolisti smontano le rispettive tesi con disarmante accuratezza. Se le vicende legali si conclusero con l’assoluzione, rimangono le ombre gettate dagli accordi extragiudiziari e le testimonianze poi ritrattate.
Genio del pop e ballerino formidabile, Michael Jackson ha segnato un’impronta indelebile nella storia della musica e dell’intrAttenimento. Nell’epoca del movimento #metoo, il dubbio che abbia lasciato impronte indelebili di altra natura nella psicologia e nella vita di tante persone, è lo spunto per l’avvio di una generale revisione mediatica sulla sua eredità artistica e umana.
Questo blog è un laboratorio per il mio ego, concepito per potermi esprimere senza vincoli, ma la delicatezza di certi temi impone comunque sensibilità e attenzione. Pancia o politically correct? Sono paDre di più figli e questo mi ha reso un abile mediatore. Opto per la scelta paracula: omaggio Michael Jackson, scolpendolo nei panni dello Smooth Criminal.

anch’io ricordo cosa ho provato e dove mi trovavo in questi momenti che sono rimasti indelebili nel tempo….
sei un grande mediatore, apprezzo quello che hai scritto
complimenti