L’evoluzione del contagio è considerata ancora troppo veloce in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Un nuovo decreto prolunga la chiusura precauzionale delle scuole in queste regioni fino all’8 marzo.
Figlio di Apollo
Il 20 luglio 1969 il lander della navicella spaziale Apollo si posò sulla superficie lunare. Neil Armstrong e Buzz Aldrin effettuArono la prima passeggiata su un corpo celeste, ad oggi l’unico raggiunto dall’uomo.
Quest’anno ricorre il 50° anniversario di quella che ritengo essere una delle imprese più incredibili della storia: da appassionato di astronomia lo celebro con questa Lego MOC che ritrae il LEM del programma Apollo. Non è una trasPosizione fedele: le geometrie della navetta furono rese molto complesse dagli infiniti vincoli cui gli ingegneri dovettero attenersi.
Neil A. (al contrario si legge alien, il che amplifica il mio coefficiente di euforia) commentò in dirEtta televisiva per il pubblico mondiale: “Un piccolo passo per un uomo, un salto da gigante per l’umanità”.
Fu davvero così. Non tanto per quell’impronta di stivale marcata nella regolite, quanto per l’incredibile sforzo tecnico e scientifico compiuto per realizzare l’obiettivo del tutto inverosimile fissato da John F. Kennedy solo 8 anni prima.
Ho smontato e rimontato decine centinaia di volte le gambe della navetta, alla ricerca di una configurazione vagamente somigLiante a quella originale. Prima di optare per la soluzione con fiocina, telescopio e paletta da vigile, ho avuto tempo di riflettere sul senso di questa grande impresa.
Ci sono molti validi consigli per raggiungere un obiettivo: occorre forza di volontà, è utile scomporre problemi complessi in passaggi più semplici, si deve sbagliare per apprendere dagli errori e via dicendo. Ma a fare la differenza è il momento in cui prendiamo un impegno con noi stessi e con gli altri, stabiliamo che cosa fare e fissiamo una scadenza per riuscirci. Questa presa di coscienza moltipLica le nostre possibilità di riuscita e trasforma un’idea evanescente in un intento concreto.
Secondo le traduzioni di alcuni autori minori, l’eroe troiano di cui porto il nome sarebbe stato il figlio di Apollo. Mi sembra una coincidenza sufficiente per spronarmi a cogliere l’insegnamento del programma spaziale intitolato a papà!
Se all’inizio di questa avventura avevo solo un vago desiderio di riscontro, oggi rilancio con un obiettivo più ambizioso. Sono bravo con i mattoncini ed è la maniera più divertente e coinvolgente che ho trovato per spiEgare ali ed ego.
A un anno da oggi avrò avviato il mio personale, piccolo, shop on-line per proporre al web le mie creazioni handmade più riuscite. L’ho detto. Vado a rimboccarmi le maniche.
Apollo 11, 50 anni dall’impresa
È trascorso mezzo secolo dall’allunaggio della navicella spaziale Apollo. Come decretò Neil Armstrong, si trattò di un piccolo passo per un uomo, ma di un salto da gigante per l’umanità. Leggi il mio articolo dedicato all’impresa: Figlio di Apollo.
Michael Jackson, the Smooth Criminal
Non sono molti gli avvenimenti così segnanti da imprimere un’istantanea geolocalizzata nella nostra memoria.
Nel ’97 a Como seppi dello schianto di Lady Diana: ero un ragazzino, ma l’ammirazione che mia madre nutriva per quella donna mi colpì. Anni dopo, nel più famigerato 11 settembre, muovevo i primi passi tra i banchi dell’università, per dei corsi propedeutici. 10 anni fa mi trovavo invece a La Spezia, quando mi raggiunse la notizia della morte di Michael Jackson.
Il decennale della sua morte non sarà celeBrato, né la nostalgia troverà spazio, dopo la diffusione del documentario “Leaving Neverland”. È difficile farsi un’idea: innocentisti e colpevolisti smontano le rispettive tesi con disarmante accuratezza. Se le vicende legali si conclusero con l’assoluzione, rimangono le ombre gettate dagli accordi extragiudiziari e le testimonianze poi ritrattate.
Genio del pop e ballerino formidabile, Michael Jackson ha segnato un’impronta indelebile nella storia della musica e dell’intrAttenimento. Nell’epoca del movimento #metoo, il dubbio che abbia lasciato impronte indelebili di altra natura nella psicologia e nella vita di tante persone, è lo spunto per l’avvio di una generale revisione mediatica sulla sua eredità artistica e umana.
Questo blog è un laboratorio per il mio ego, concepito per potermi esprimere senza vincoli, ma la delicatezza di certi temi impone comunque sensibilità e attenzione. Pancia o politically correct? Sono paDre di più figli e questo mi ha reso un abile mediatore. Opto per la scelta paracula: omaggio Michael Jackson, scolpendolo nei panni dello Smooth Criminal.
Notre-Dame en feu
Quando cadono i simboli della nostra civiltà, crollano anche le nostre certezze. E questo brucia più di tutto.
Ettore Verdi, creativo razionale
I Lego omaggi che ho realizzato fin qui sono stati dedicati a persone o progetti che mi hanno divErtito o che ho trovato di ispirazione. Ho iniziato nel giugno 2017 colpito dall’idea di un blog di viaggio diverso dagli altri. Pochi mattoncini, un po’ di confusione e foto sfocate per la prima costruzione: a rivederla ora mette tenerezza.
Nel tempo ho affinato la tecnica cercando di focalizzare meglio un’idea di parTenza, ma sempre creando liberamente e lasciando fluire l’immaginazione un Lego alla volta, senza troppa progeTtazione.
Questa volta ho messo l’ego al centro e mi sono concesso un momento di introspezione. Al termine ho mOsso un passo indietro e… Wow! Ne è uscita una sorta di TAC cerebrale, l’opera che mi racconta più di tutte, descRivendo quello che in ogni momento avviene nella mia testa. Lego che spiegano l’ego rappresentando l’equilibrio tra la mia componente razionale e quella creativa. Fenomenali poteri immaginifici controllati da un severo pragmatismo da ingegnere. Sono io.
Oggi sappiamo che l’idea del cervello diviso in emisferi, ciascuno dedicato ad una funzione specifica, è troppo semplificata. Entrambe le componenti cerebrali intervengono nelle decisioni logiche e nei processi creativi: anime gemelle che ritrovano l’unità plasmando la nostra identità personale. Come in un procEsso alchemico in cui il dosaggio dell’una o dell’altra essenza porti a soluzioni differenti, così l’”anima” prevalente determina il modo in cui ognuno di noi affronta la vita. Abbiamo degli Sheldon Cooper, delle Amélie Poulain e – al centro – ogni possibile sfumatura. E tu, dove ti collocheresti su questa scala ideale?
V per serendipità
Calzo il 47½ dalla prima superiore. Nell’era dell’e-commerce e della personalizzazione integrale non è più un problema, ma negli anni ’90 troVare calzature oltre il 45 era una bella sfida.
Mio padre si rivolse invano ai cantieri Riva e a certi produttori di fioriere, poi trovò un negozio che importava scarpe sportive dall’estero. Alcuni modelli avevAno design così estremi che sul mercato italiano non arrivarono mai.
Serendipità. Un concetto bello quanto il suono della parola che lo descrive. Ho appreso e poi dimenticato l’origine del termine diverse volte, finché non l’ho fissata nella mente ispirato da un post di viaggintempo.
Serendipità è la capacità di imbattersi in scoperte feLici e inaspettate mentre si è alla ricerca di qualcosa di diverso. Qualcuno la ritiene pura casualità, una trama di circostanze fortuite tessute dalla sorte. Io la considero un’attitudine, figlia dell’inclinazione a cogliere sEgnali e indizi e dell’apertura mentale necessaria a volgerli a proprio favore.
Come in quel lontano pomeriggio estivo, in cui indossai le mie inimitabili Nike Turbulence (Google nega siano mai esistite) per fare un giro in griglieria. Unico scampolo di Calabria dal clima temperato, ricavata da un angolo di piNeta affacciata sulla spiaggia, intorno alle 16 volgeva a bisca imbruttita. Per uno scarto azzardato o una pinella calata al momento sbagliato, ho visto rinnegare amici di sempre, troncare matrimoni al traguardo delle nozze d’argento, giurare vendetta. Ancor più fervore era riservato ai vinciTori: esaltati e portati in processione, omaggiati e ammirati, le loro gesta erano decantate per settimane. L’atmosfera era così carica di energia e di aspettativa, che persino l’uomo del cocco deviava dal suo percorso per aggiornarsi sul punteggio dei tornei.
Pugliesi e napoletani su tutti erano maestri nell’arte del burraco, e mi aggiravo tra i tavolacci per carpirne le tecniche, determInato a fare tendenza con il mio outfit ricercato. Maglietta dell’animazione di tre anni prima, occhiali tecnici da ciclista e scarpe inedite nel nostro emisfero. Se una giovanissima Chiara Ferragni avesse trascorso le vacanze nello stesso villaggio, avrebbe aperto il blog anzitempo, ammirata. O almeno così credevo, finché un commento mi raggiunse come unghie sulla lavagna: “Uaah, paiono larve di mosca!”
I colori intorno a me virarono in una scala di grigi, le ginocchia molli, il gelo. Con la coda dell’occhio colsi Neymar l’emblematica balla di fieno rotolare dietro di me. note musicali Hello darkness my old friend… La sincope durò qualche secondo, il tempo di rendermi conto che la spietata voce dallo spiccato acceNto partenopeo aveva ragione. Essendo un convinto praticante dello stesso tipo di sarcasmo, schietto e severo, pur morendo un po’ dovetti riconoscere che il paragone calzava. In breve, scherzando sulle scarpe-crisalide, il ghiaccio si sciolse e mi integrai nel gruppo di amici.
Lei era la ragazza con il bikini all’uncinetto. Più improbabile delle mie Nike Turbulence, pareva confezionato con centrini e sottopentole di vecchie signore. Ne feci un bersaglio di facili frecciatine, scagliate per pareggiare i conti della griglieria. Non ammisi mai che le donava, e che più di ogni altra cosa la identificava, un po’ come la sciarpa verde di Rebecca Bloomwood.
Serendipità e sliding doors sono concetti affini: quel giorno avrei potuto scegliere di indossAre delle infradito, e morire triste e solo. Invece, scarpe sportive ai piedi, ho conosciuto persone straordinarie.
Dovremmo allenarci alla serendipità. Coltivarla, inserirla nei programmi scolastici. E bandire le infradito. Le cose migliori capitano con le stringhe bene allacciate, alle persone con la mente sciolta.
Guardate le stelle
L’umorismo è la capacità di cogliere gli aspetti più bizzarri e spiritosi della realtà. Prendiamo l’universo. È pieno di misteri che ancora sfuggono alla nostra comprensione, ma è capace di grande ironia. “La vita sarebbe tragica, se non fosse divertente“, decretò un gioRno una voce metallica da un’iconica sedia a rotelle.
Nato nel trecentenario della morte di Galileo, Stephen Hawking è scomparso nel giorno dedicato al pi greco, nonché compleanno di Einstein. Una serie di coincidenze, è ovvio, ma di quelle belle: come non coglierere l’ironia di un disegno che coinvolge le mEnti più brillanti che la scienza abbia conosciuto? Sorrido pensando a questo schema come a un ultimo regalo che l’universo ha riservato a Stephen, per averlo compreso come un vero amico.
Cogliere l’ironia della sorte, saperne sorridere, è un buon passo verso l’equilibrio.
Ho dedicato un paio d’anni allo sviluppo di Ehuè e alla sua filosofia: l’inevitaBilità degli errori e il lato positivo che spesso nascondono. Mi sono occupato di diversi aspetti del progetto: dalla comunicazione, alla grafica, al networking. Ho raccolto idee, spunti e riflessioni nella crisalide di questo blog, scoprendo la soddisfazione di mettere un po’ di me in ogni articolo. In seguito, a causa di incomprensioni con gli altri membri del progetto, ho scelto di lasciarlo. Non rappresento più Ehuè, che ora continua per mano di altri, ma – ecco l’ironia – la mia esperienza conferma la validità della sua filosofia. Ho commesso un errore dedicando tanto tempo e risOrse ad una causa che poi ho abbandonato, ma ne ho tratto insegnamenti e spunti utili.
Quando capiamo di aver sbagliato, spesso ci tormentiamo, fermandoci a riflettere. Sarebbe andata diversamente se avessi compiuto scelte diverse? Avoja! Certo che sì. L’intero filone della letteratura e della filmografia sui viaggi nel tempo ci sguazza, in questa pozza di latte versato. Ma annacquarla causa inutile disidratazione: meglio alzare la testa e lanciarsi alla ricerca del prossimo errore, per continuare a crescere e migliorarci.
Ho impiegato alcuni giorni per maturare la decisione, mentre nuove idee già prendevano forma chiedendo spazio. Con la testa come la stazione del Cigno prima di un system failure, digitare i numeri nella corretta sequenza ha richiesto aria nuova. Il blog abbandOna il suo ruolo di satellite ed evolve in un progetto autonomo, assumendo la mia personalità. Finalmente spiego l’ego, più libero di esprimermi senza vincoli o costrizioni.
Proseguo senza rancore o negatività, come avrebbe suggerito Stephen Hawking: “Le persone non avranno tempo per te, se sei sempre arrabbiato o ti lamenti di continuo“. Nei momenti più infelici, amava ricordare che “per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare“, esortandoci a guardare le stelle, invece dei nostri piedi.
Guardiamo le stelle, quindi. Guardiamole sempre. Potremmo perfino scorgere i deTriti della Tiangong 1 ed evitarli per un soffio. Che schiaffo sarebbe, per l’ironia della sorte!
Best of… anno uno
È trascorso un anno dall’avvio del blog. È sembrato un battito di ciglia. Lo archivio negli anni belli: la cicogna è tornata a trovarci! Per premiare la nostra assiduità, ci ha proposto di sottoscrivere un contratto premium: ci sto riflettendo. Non sono prevenuto nei confronti dei trampolieri, ma diffido dei servizi in abbonAmento.
I calzini continuano a credere in me, insieme a tanti amici. A malincuore ho trasferito i più malandati dal cassetto al cassonetto. I pedalini, intendo. Mi sono separato degli esemplari con l’elastico cedevole, il tallone trasparente e l’oblò per l’alluce. Fulminei come abUsivi nelle case popolari, boxer e fazzoletti hanno provato ad occupare lo spazio lasciato libero, ma il Natale ha ristabilito l’equilibrio. Sotto il mio albero, filo di Scozia e motivi geometrici sono una costante più solida della programmazione di una poltrona per due. Alla fine ti ci affezioni: sarebbe strano, senza. A chi li marchia come “regali sbagliati”, rispondo che nel mio comodino c’è sempre spazio per calzini freschi e nuovi sogni nel cassetto.
In questi dodici mesi ho tentato, attraverso il blog di Ehuè, di proporre spunti per riflettere e sorridere, mettendo sempre al centro il tema dell’errore. Come quando ho pubblicato il primo articolo per secondo, omaggiando l’incommensurabile paradiso in cui viviamo. È ancora un post di grande attualità: in queste ore scienziati e astronomi di tutto il mondo sono impeGnati a risolvere i misteri di Oumuamua, un asteroide interstellare diverso da tutto quanto osservato finora. Se hai letto “Ciao Laniakea“, sono sicuro che puoi intuire la ragione del suo strano nome!
C’è chi ipotizza possa trattarsi di un’astronave extraterrestre. È l’approccio Kazzenger Voyager, che azzarda ipotesi di origine aliena per spiegare le piramidi, Stonehenge, il ciuffo di Malgioglio e la torre di Lego Duplo eretta cinque minuti fa da mio figlio.
Mi affascinano di più le teorie scientifiche spinte ma plausibili, tipo quella secondo la qUale Oumuamua sarebbe un agglomerato di materia oscura molto denso, in grado di deviare l’orbita della Terra. Ma non quanto Chuck Norris che fa le flessioni sulle braccia.
Non te l’ho detto: da qualche tempo condivido la mia passione per l’astronomia con la più brillante bimbetta di 6 anni che conosca. A suo tempo abbiamo scelto per lei il nome di una stella delle Pleiadi, e ora ci ripaga regalandoci spiazzanti dimostrazioni di vivace curiosità. La nostra recente visita alla mostra della NASA è uno dei ricordi più belli, da conservare per gli anni a venire. Il fatto che lei faccia un entusiastico resoconto della giornata ad ogni persona che incontRa, rende comunque arduo dimenticare.
Questo articolo amarcord è allo stesso modo un mezzo per non dimenticare alcuni post significativi pubblicati nel 2017. Arriva San Silvestro, e fioriscono ringrazIamenti e valutazioni. Si fanno analisi su quanto costruito, si tracciano proiezioni e obiettivi per il futuro. Come sai, preferisco rinviare i bilanci ad una bella nottata estiva, ma il clima di aspettativa e buoni auspici che ammanta la notte del veglione contagia anche me. Quindi, grazie. Buon anno. E che la filosofia Ehuè ti aiuti a compiere qualche scelta sbagliata!
EHUÈ, errare humanum est
Avendo avuto un ruolo importante nei primi pAssi mossi dal progetto Ehuè, sono rimasto legato alla sua filosofia. L’idea di partenza era quella di attUalizzare il claim millenario errare humanum est, spostando il focus sul risvolto positivo degli errori.
Compiere errori è parte della natura umana, ma ogni sbaGlio è un mezzo per imparare dall’esperienza e diventare un po’ migliori.
Per qUesto Natale ho deciso di dedicaRe il mio omaggio ad Ehuè: quante volte facciamo o riceviamo per le feste il regalo sbagliato? Scommetto che è capItato anche a te!
